
L'esperienza della piena consapevolezza
Cosa si intende con la parola mindfulness?
E’ una parola inglese che significa prestare attenzione, con intenzione, al momento presente e in modo non giudicante all'esperienza in corso. Si può descriverla anche come di un modo per coltivare una maggiore presenza all’esperienza del momento, al qui e ora. L’approccio della mindfulness deriva ed è basato sulla meditazione di consapevolezza – una delle principali tradizione meditative del buddhismo classico – e consiste proprio nel proporre un livello introduttivo, iniziale di pratica di meditazione che sia adeguato e adatto a contesti quotidiani, all’esperienza di vita normale che sperimentiamo tutti i giorni. In sintesi un approccio che possa aiutarci a metterci in una diversa relazione col disagio, che prima o dopo, in un modo o nell’altro, tutti sperimentiamo.
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Mindfulness è un atto che parte dall’attenzione e dal modo in cui la usiamo ed è talmente semplice che questa stessa semplicità ne rappresenta la vera difficoltà. Noi facciamo molta fatica ad essere semplici. Da un lato, una capacità progressiva di maggiore presenza al qui e ora ci apre a esperienze inaspettate, alla ricchezza del momento presente, alla pienezza del vivere. Dall’altro, la pienezza dell’esperienza comprende necessariamente anche il suo lato “negativo”: il disagio, la sofferenza, il dolore. E qui si gioca uno degli aspetti più interessanti di questo approccio che ci chiede e ci insegna a non respingere e a non negare questa dimensione ma a farne motivo di crescita e persino di creatività. Questo è l’aspetto cui si riferisce la parola “accettazione/accoglienza”
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Il lato negativo della vita infatti non possiamo evitarlo perciò la prospettiva di consapevolezza (mindfulness) ci offre una possibilità a prima vista strana, contro intuitiva, forse assurda: entrare in relazione più diretta con il disagio e la sofferenza, imparare a rivolgere piena attenzione, a fare spazio anche a quello che non ci piace, che non vorremmo o che ci fa soffrire. In questo senso è un lavoro “contro natura”, un andare “controcorrente”, perchè la tendenza automatica, istintiva che abbiamo è fare esattamente l’opposto. Ma se lo sperimentiamo, allora possiamo scoprire che in questa “mossa” apparentemente incomprensibile troviamo una possibilità sorprendente di fare spazio, di lasciar essere e quindi di essere meno condizionati, meno oppressi anche dalle condizioni che ci portano disagio.
Facendo questo paradossalmente ci mettiamo nelle migliori condizioni possibili per trovare, quando ci sono, le vie e i modi più efficaci per gestire o risolvere le cause di sofferenza a volte anche attingendo a intuizione creative.
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I programmi mindfulness based (cioè orientati ad aumentare la consapevolezza) vanno primariamente nella direzione:
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della gestione (e quando è possibile) riduzione della sofferenza/ malessere/disagio, sia che riguardi un ambito psicopatologico, sia che si sviluppi su un piano esistenziale, fisico, emozionale o relazionale dell’individuo
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della possibilità di generare, nel tempo, nuove prospettive di osservazione e comprensione della propria realtà e, di conseguenza, anche la possibilità di sperimentare diverse e più gradevoli tonalità emotive
La Mindfulness ha effetti benefici sul piano:
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psichico / mentale
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BENEFICI
Sul piano fisico la pratica di mindfulness:
rafforza il funzionamento generale del corpo: la sua capacità di guarigione, le risposte immunitarie, la reattività allo stress. In particolare:
- Nel dolore cronico riduce significativamente (del 40-50%) a livello del talamo e della corteccia prefrontale la risposta evocata dall’attivazione periferica delle vie dolorifiche.- interferisce sulla trasmissione dell’impulso nocicettivo, e, provocando un aumento dei livelli di endorfine circolanti, agisce controllando la componente emotiva associata alla sensazione dolorosa.
- Aiuta ad accogliere il dolore come un segnale separato dal suo contenuto affettivo attraverso la pura osservazione, della sensazione dolorosa periferica (sede, densità, colore, temperatura, oscillazione nel tempo) distinta dalle componenti emotive associate (impazienza, paura, rabbia, tristezza)
- Nelle malattie cardiovascolari permette di ottenere una riduzione significativa della pressione arteriosa, della resistenza all’insulina e delle aritmie cardiache
- Nei pazienti con cancro è indicata come intervento complementare di self-care clinicamente importante, con significativi effetti sia sul piano psicologico (riduzione delle risposte ansioso, depressive) che fisico (modificazione del livello di cortisolo, efficace risposta immunitaria, migliore risposta alle terapie chemioterapiche e radiologiche con una considerevole diminuzione degli effetti collaterali, et.al.)
- Aiuta, in modo significativo, a sostenere l’impatto di malattie croniche o degenerative, (AIDS, distrofia muscolare, cardiopatie, ictus, disturbi respiratori, diabete, acufene, ecc.) attraverso la coltivazione dell’accettazione, di una maggiore flessibilità cognitiva, una apertura emotivo/affettiva, una più realistica ed efficace rappresentazione di sé; inoltre privando la malattia di una automatica reazione psicologica iatrogena, sostituita da una maggiore consapevole cura di sé, ne migliora e rallenta i sintomi disfunzionali.
- Riduce il colesterolo agendo come riduzione o prevenzione dei sintomi patologici ad esso associati;
- Coadiuva efficacemente le cure per le malattie della pelle: psoriasi, alopecia, dermatite allergica;
- Permette di liberarsi dalla dipendenza da sostanza: fumo, alcool e droghe
- migliora la qualità del sonno
- Produce miglioramenti nei casi di asma, diabete, mal di testa cronico, allergie
- Aiuta a rallentare il decadimento cognitivo, (perdita della memoria a breve termine, difficoltà di concentrazione, piccoli stati confusionali), provocato dall’invecchiamento, e migliora la qualità della vita nella terza età
Sul piano psichico la pratica di mindfulness:
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- aiuta a riconoscere le emozioni, a “sentirle” e localizzarle nel corpo”;
- migliora la capacità di regolare stati emotivi disturbanti senza mettere in atto fughe difensive o strategie disfunzionali e dannose;
- permette un maggiore equilibrio emozionale (nel non lasciarsi trascinare dalle emozioni ma poterle “incontrare “ e gestire);
- permette un decremento nella proliferazione delle emozioni negative: le stesse, quando emergono, vengono percepite come meno dolorose ed invasive;
- aumenta la capacità di mantenere il focus sul presente, senza giudizio e con accettazione verso le emozioni e i pensieri che sorgono nello stato mentale;
- si è dimostrata significativamente utile nella gestione di molti stati psicopatologici: disturbi alimentari, disturbi d’ansia, attacchi di panico, ricadute depressive;
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aiuta a sviluppare ed amplificare le emozioni positive
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Sul piano comportamentale/relazionale la pratica di mindfulness:
- permette di aprirsi a tutte le situazioni (piacevoli e spiacevoli) e questo alimenta curiosità, fiducia e disponibilità ricettiva ad esse;
- aumenta l’apertura mentale priva di pregiudizio alle innovazioni, sviluppa quindi una mente non giudicante che permette di incontrare l’esperienza così come è e valutarla senza etichette stereotipate o luoghi comuni;
- stimola ad una maggiore attenzione alla “qualità” nella relazione: contenuti, toni emotivi e tempi della comunicazione diventano congrui e finalizzati al “prendersi cura”, al “rispetto” e a trarre dalla relazione con l’altro beneficio e senso di benessere;
- sviluppa una rinnovata capacità di ascolto, ( profondità, ricettività, apertura); una diminuzione dei pre-giudizi durante l’incontro,(nel vedere l’altro per quello che è); una maggiore disponibilità verso gli altri in genere; una migliore modalità di comunicazione; una maggiore sensazione di connessione con l’altro;
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permette un maggiore accesso alle possibili risorse interiori ed alle proprie qualità personali, grazie ad un training sostenuto che coltiva la capacità di entrare in contatto con se stessi a tutti i livelli: sensoriale, mentale, emozionale;
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Sul piano professionale la pratica di mindfulness:
- sviluppa una consapevolezza che implica una maggiore presa di coscienza di sé e dei meccanismi di risposta automatici;
- migliora la gestione dei propri stati mentali ed emotivi con evidenti conseguenze nella qualità del lavoro svolto e nella comunicazione con altri;
- sviluppa un allenamento mentale per poter dirigere e mantenere concentrazione, ricettività e vigilanza anche in condizioni di carichi di lavoro imponenti, superlavoro e stress.
- sviluppa la disponibilità ad aprirsi verso l’altro riducendo l’attitudine al giudizio/pregiudizio, permettendo di esplorare modalità comunicative di base più orientate verso la gentilezza, la continenza verbale, un maggiore rispetto e pazienza;
- aumenta la possibilità di comprensione degli altri e delle loro problematiche poiché stimola e migliora l’ innata capacità empatica: di “comprendere” cioè lo stato emotivo di un’altra persona;
- aumenta la capacità di stabilire dinamiche interpersonali sane ed efficaci per un buon team building;
- mantiene una visione d’insieme ai processi interni sia propri che dell’altro;
- agevola la leadership permettendo al manager di svolgere il ruolo di capo con assertività ed umanità al contempo.
- crea le condizioni per accedere ad uno spazio interiore scevro da condizionamenti, dove è possibile incontrare l’esperienza nella sua realtà e globalità;
- favorisce, attraverso un allenamento sistematico sul non concettuale e non cognitivo, un migliore equilibrio tra le facoltà razionali ed intuitive della mente. Questo porta ad una diminuzione dell’uso rigido e difensivo dell’aspetto razionale e a un più immediato accesso a capacità ancestrali per accogliere potenziali utili insight;
- aumenta le capacità di problem solving e di gestione del “not knowing” per affrontare le difficoltà che si incontrano sul percorso;
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aumenta la possibilità di portare contributi illuminanti e idee creative; di uscire dagli schemi abituali e dai condizionamenti; di agire con maggiore competenza ed etica; di gestire situazioni complesse che richiedono lucidità e calma interiore; di saper riconoscere e contenere i livelli di stress.
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